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Concorso "SI ALLA VITA"

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PIA UNIONE A.M.A.S.I. - POTENZA
ASSOCIAZIONE MARIANA ASSISTENZA SOLLIEVO INFERMI

CONCORSO SCOLASTICO 2011- 2012

SI ALLA VITA

L’ A.M.A.S.I.  di POTENZA BANDISCE IL CONCORSO

Sì alla VITA “

RIFLESSIONE SULLA DIGNITÀ UMANA DAL  CONCEPIMENTO ALLA MORTE NATURALE, RISERVATO AGLI STUDENTI DELLE TERZE MEDIE  E DELLE SCUOLE SUPERIORI

modalità di partecipazione

AI GIOVANI SI CHIEDE UNA RIFLESSIONE PERSONALE, CHE PUÒ ESSERE SVOLTA A CASA O IN CLASSE, NELLA FORMA DI UN TEMA, DI UN ELABORATO GRAFICO O DI UNA INDAGINE 

PREMI

Buoni per materiale scolastico

Viaggi a Lourdes

Per maggiori informazioni e aggiornamenti

relativi al concorso, alle modalità di

partecipazione e ai premi, consultare il sito 

www.amasi.it

SEGRETERIA CONCORSO:

AMASI POTENZA - C.da Poggio Tre Galli 9/a – 85100 Potenza - 

 Telefono e fax: 0971445739 – Cell. 328 4342085

PIA UNIONE A.M.A.S.I. - POTENZA
ASSOCIAZIONE MARIANA ASSISTENZA SOLLIEVO INFERMI
 

CONCORSO SCOLASTICO

Si alla Vita

RIFLESSIONE SULLA DIGNITÀ UMANA DAL CONCEPIMENTO ALLA MORTE NATURALE 

DOCUMENTI E PISTE DI RIFLESSIONE

IL PERCHÉ DI UN CONCORSO

Cari amici,

Argomenti che hanno riempito le prime pagine dei giornali e una infinità di programmi televisivi hanno suscitato negli ultimi anni un acceso dibattito sul significato della vita e della libertà. Vicende quali la tragica vicenda di Eluana Englaro, che ha portato a una discussa legge sul fine vita, l’aborto chimico provocato con la Ru486 e con la pillola del giorno dopo, ci riportano a domande inquietanti che mettono in gioco, in primo luogo, il concetto di dignità umana: fino a che punto l’uomo deve essere curato? Esiste un diritto personale alla morte o la vita umana è un bene indisponibile? Le persone incoscienti hanno lo stesso valore di quelle coscienti? Esiste un diritto alla vita e alla famiglia per l’embrione umano? 

Dicono che nel tratto di mare tra le coste dell‘Africa e della Sicilia, negli ultimi tempi, sono annegati più di duemila persone in fuga dalla fame e dalla violenza. Sono scomparsi come se non fossero mai esistiti. Erano uomini come noi? Avevano diritto a vivere come noi? Erano partecipi anche loro della comune dignità umana? E che significato ha il concetto di dignità umana?

Sono domande queste che, come tante altre, non possono trovare una risposta coerente  se non si medita sul senso del vivere umano, se  non si recuperano quei nuclei ideali che danno motivazione, consapevolezza e significato alla vita di ciascuno di noi.

Quei perché fondamentali che cominciano ad affiorare con prepotenza proprio negli adolescenti e nei giovani, immersi oggi in un vuoto esistenziale, che trova sempre più spesso compensazioni nell’alcol, droga, aggressività immotivata,sfida del pericolo, esibizionismo, rinunzia alla vita.

Il Concorso, che l’AMASI propone nel decennale della sua nascita, è rivolto a tutti i giovani alla ricerca di senso vitale e in primo luogo a quelli del mondo della scuola. Scrive Giovanni Paolo II: “Rispetta, difendi, ama e servi la vita umana! Solo su questa strada troverai giustizia, sviluppo, libertà vera, pace e felicità!”

Il Concorso vuole essere una sequenza di provocazioni a riflettere, a pensare e in questo senso va inteso il piccolo dossier proposto.  Esso non va parafrasato, ma domanda solo un libero confronto con i documenti, i fatti e le valutazioni che vi sono espressi. Ai giovani viene chiesta una riflessione personale, che può essere svolta a casa o in classe, nella forma di un tema o di un’indagine o di un elaborato grafico.                                                                                           

                                                                                                                                               Rocco Pecoraro

CHI è L’AMASI

Nasce nell’ambito delle associazioni cattoliche  da un gruppo di persone che hanno inteso dare continuità ad un’esperienza di aiuto ai sofferenti, maturata in un pellegrinaggio a Lourdes..  Riconosciuta il 25 Luglio 2002 si dedica, nello spirito della carità cristiana, all’assistenza spirituale e materiale degli ammalati specialmente poveri o in fase terminale. Organizza pellegrinaggi per lo più mirati alla sensibilizzazione di giovani, che vengono coinvolti nell’attività di accompagnamento dei malati al fine di promuovere una cultura del rispetto della vita dal concepimento alla sua naturale fine,  dell’accoglienza e dell’uguaglianza nei confronti dei più deboli. Persegue tali finalità anche attraverso attività di formazione, conferenze, pubblicazioni, convegni,  concorsi scolastici.

Per saperne di più e per condividere momenti di formazione ed amicizia visita il sito www.amasi.it o chiama il numero 0971445739

                       LE REGOLE DEL CONCORSO

PREMIO. I vincitori riceveranno un buono per materiale didattico e si recheranno a Lourdes, durante il pellegrinaggio organizzato dall’associazione nel 2012, in qualità di barelliere o dama. Le spese di viaggio e di permanenza sono a carico dell’organizzazione.

DESTINATARI.  Sono previsti due vincitori, uno per le scuole medie inferiori e l’altro per quelle superiori.

COMMISSIONE.  Per la scelta degli studenti da premiare, i lavori presentati saranno esaminati da una commissione formata da personalità della scuola, della cultura e dell’arte. che ne valuterà la corrispondenza al tema richiesto e l’originalità.

MODALITA’ DI SVOLGIMENTO.  E’ consentita l’esposizione del pensiero relativo al tema messo a concorso oltreché nella forma letteraria della ricerca o della riflessione personale, anche nella forma grafica e figurativa preferita, nella forma di ipertesto, del CD Rom, della presentazione in PowerPoint.                                                                                                                       

Gli elaborati non saranno restituiti. Sono accettati anche i lavori di gruppo, ma in caso di premiazione, il premio dovrà essere assegnato ad un solo studente scelto dal gruppo stesso con propri criteri e segnalato già alla consegna dell’elaborato.                                                                                                                               

Pena esclusione dal concorso, tutti gli elaborati dovranno indicare con chiarezza: cognome, nome, indirizzo, numero telefonico, classe e scuola dello studente (o di tutti gli studenti, in caso di lavoro collettivo).

TERMINI E MODALITA’ DELLA CONSEGNA. Tutti i lavori devono essere fatti pervenire improrogabilmente entro il 31 Maggio 2012 alla segreteria concorso. Gli elaborati possono essere inviati sia individualmente dagli studenti, che collettivamente dalle scuole.

UTILIZZAZIONE DEI LAVORI. L’organizzazione si riserva di pubblicare in un apposito volume o in altre forme, i lavori migliori, selezionati fra quelli vincitori. Si intende automaticamente rilasciata all’organizzazione, al momento dell’invio dell’opera, la liberatoria in merito alla disponibilità del prodotto.

A CHI RIVOLGERSI

AMASI POTENZA

C.da Poggio Tre Galli 9/a – 85100 Potenza

Telefono e fax: 0971445739 – Cell. 328 4342085                        

e.mail : Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.   

PISTE DI RIFLESSIONE

Vengono proposte alcune piste di riflessione da considerarsi esclusivamente come suggestioni per aiutare i partecipanti, che restano assolutamente liberi di seguire fili logici diversi.

<!--[if !supportLists]-->v  <!--[endif]-->MORIRE IN DIGNITÀ

Il termine dignità per chi è alla fine della vita può essere utilizzato in maniera molto diversa, spesso contrapposta, e può sottendere atteggiamenti e scelte morali nettamente divergenti: da una parte la dignità può essere invocata per sostenere il rispetto della persona e della vita in tutte le sue fasi, dall'altra è spesso intesa come diritto a una morte dignitosa, diventata sinonimo di diritto all'eutanasia o al suicidio assistito.

La vita umana é un bene indisponibile?  Le persone incoscienti hanno lo stesso valore delle persone coscienti?

Fino a che punto l'uomo deve essere curato e cosa si intende per accanimento terapeutico?

Vi è o no un "diritto alla morte"?

La mancanza di prospettive di vita è una condizione sufficiente per richiedere l’eutanasia?

Ha senso parlare di buona vita quando si è prossimi alla morte?

Le cure palliative devono limitarsi al controllo del dolore o allargare il loro orizzonte alla dignità della persona?

Quale strada seguire per superare l’eutanasia?

Il dibattito sull’eutanasia viene spesso impostato  come cristiano o non cristiano. Esiste una visione razionaleper approcciare il problema della malattia e della morte in termini di vita?

Il testamento biologico non potrebbe contrastare gli sviluppi della medicina?

Sono domande alle quali non é possibile dare una risposta solida se prima non si medita sul significato della vita umana. Giovanni Paolo II nella grande enciclica sulla vita, l’Evangelium vitae, ha scritto che "i momenti più emblematici della vita umana sono il nascere e il morire". Proprio di fronte all'uomo che compare nel mondo dell'esistenza, e a quello che si avvia a scomparire dal tempo e dallo spazio è ineliminabile la domanda sul senso del vivere umano.

<!--[if !supportLists]-->v  <!--[endif]-->IL VALORE DELLA VITA UMANA

Nella società contadina i figli erano considerati un “bastone per la vecchiaia” e “ braccia per lavorare la terra”. Oggi tutto è cambiato. Una nascita può determinare pesi, preoccupazioni, cambiamento del proprio programma esistenziale. Eppure ogni vita nascosta è una meraviglia e resta un grande desiderio di figli.

Perché avere un figlio?

Che cosa è un bambino già concepito: un peso, una speranza, un’avventura, un mistero?

La vita umana prima di nascere: una cosa? Un essere umano? Uno di noi?

Come esprimere solidarietà verso la vita nascente e le maternità difficili o indesiderate?

Cosa esprime per te l’espressione “ cultura della vita”?

ANZIANI: UN PONTE TRA GENERAZIONI

Le grandi conquiste della medicina e la riduzione delle nascite fanno aumentare vertiginosamente la popolazione anziana. Ne nascono problemi di ogni tipo. Secondo la logica consumistica chi non produce conta poco. Eppure gli anziani hanno un particolare bisogno di affetto e possono dare molto.

Quale è la condizione degli anziani oggi?

I vecchi sono utili?

Cosa può fare la famiglia e cosa può fare lo Stato per gli anziani? Cosa può fare il volontariato?

E’ ampiamente riconosciuto che l’anziano, anche non autosufficiente, ha una migliore qualità di vita se rimane inserito nella propria famiglia. La famiglia può essere lasciata sola quando si fa carico di assistere un anziano non autosufficiente?

L’UOMO È PERSONA DAL CONCEPIMENTO ALLA MORTE NATURALE 

Nel mondo 42 milioni di aborti l’anno.  Solo in Italia ogni anno vengono praticate oltre 120mila Ivg ufficiali. Dal 1978 sono oltre 5 milioni gli aborti complessivi: l’equivalente degli abitanti di Roma, Milano, Napoli e Brescia messe insieme

Sul versante del nascere all’antico dramma dell’aborto si è aggiunto quello degli embrioni generati artificialmente e destinati in gran numero non alla nascita, ma alla morte, quando vengono selezionati, sottoposti a sperimentazioni, distrutti, senza considerare, tra l’altro, la grande quantità che si perde per effetto del carattere non naturale del concepimento.

Inoltre ai tradizionali metodi di interruzione della gravidanza altre modalità si aggiungono: l’aborto chimico provocato con la Ru 486 e con la “pillola del giorno dopo” ha rinnovato polemiche e passioni.  Sotto il profilo della dignità umana al nascere e al  morire può essere accostata oggi in certo modo la situazione del fuggire, fuggire dalla fame, dalla violenza per trovare condizioni di vità disumane o la morte. E’ sempre in gioco il concetto di dignità umana. Essa indica l’uguale valore di ogni essere umano, oppure è una qualità che può essere acquistata o perduta, esserci o non esserci, avere una misura maggiore o minore?

Un embrione ha la stessa dignità del bimbo che nasce? Esiste un diritto alla vita e alla famiglia per l’embrione umano?

Uomini in fuga dalla fame e dalla violenza hanno la nostra stessa dignità:?

Hanno il nostro stesso diritto alla vita?

Come si vede il tema della “dignità” è ricchissimo, ma anche complesso. Che significa “dignità umana”? Quale ne è il contenuto? Quale l’origine e il fondamento? Quali le conseguenze?

UOMO E DONNA, DIVERSI MA CON UGUALE  DIGNITA’

La rivendicazione di eguaglianza delle donne è certamente un segno positivo del nostro tempo. Non mancano però delle incomprensioni.

A parte quelle fisiche quali sono le differenze uomo-donna che consentono la complementarietà?

Ci sono aspetti di persistente maschilismo che bisogna cambiare? Quali?

Come organizzare una famiglia sulla base dell’eguaglianza e della complementarietà?

Quali sono state le principali ripercussioni in seguito alla estensione dal lavoro femminile? Sono da valutare in senso positivo o negativo?

DOCUMENTI 

DICHIARAZIONE UNIVERSALE

La Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo è stata approvata a Parigi il 10 dicembre 1948 da tutti gli Stati che allora facevano parte dell'Onu, con solo otto astensioni e nessun voto contrario. È stato scritto (Vitta, “Codice degli Atti internazionali sui Diritti dell'Uomo”) che “per il momento in che è stata emanata, per le discussioni che l'hanno preceduta, per la vasta eco che ha suscitato, per i successivi atti internazionali che ad essa si sono ispirati, essa costituisce un evento che ben può dirsi di portata storica”. La ragione per cui si giunse alla elaborazione della Dichiarazione è indicata in un passaggio del suo preambolo: “considerato che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti dell'uomo hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell'umanità”. Chiaramente si allude agli orrori della seconda guerra mondiale (1939 -1945), terminata pochi anni prima, ai campi di sterminio, alle teorie razziste, alla concezione totalitaria dello Stato, alla visione violenta dei rapporti internazionali. Quel documento era pensato come un patto tra tutti i popoli affinché quelle terribili cose non si verificassero più. Vi era, dunque, la condanna del passato, ma anche l'indicazione del punto di partenza per ricostruire un futuro migliore. In effetti il pensiero di coloro che firmarono quel documento non era soltanto carico di dolore se rivolto al passato; era anche estremamente preoccupato se rivolto al futuro. Ad Hiroshima e Nagasaki la nuova arma totale, la bomba atomica, aveva già dimostrato la sua enorme capacità devastante; il contrasto durissimo tra l'occidente e l'oriente faceva seriamente temere una terza guerra mondiale, che sarebbe stata inevitabilmente atomica e che perciò avrebbe potuto distruggere l'intera specie umana, segnando così, assurdamente, la fine della storia. Perciò, la Dichiarazione Universale voleva essere il rimedio preventivo contro questo rischio estremo: un definitivo patto di pace. Infatti la Dichiarazione del 1948 non riguarda un singolo Stato, ma è universale (vale, cioè per tutti i tempi, tutte le Nazioni e tutti gli uomini). Essa non si limita a stabilire limiti al potere politico, ma costituisce un vero e proprio progetto di pace, a differenza di altri precedenti documenti, apparentemente simili: la “Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino” che dette avvio, nel 1789, alla Rivoluzione francese, la “Dichiarazione dei diritti e dell'indipendenza” del 1776 nella lotta contro la madre patria inglese delle colonie 

LA DIGNITÀ UMANA NEI DOCUMENTI PIÙ IMPORTANTI DEL NOSTRO TEMPO

DICHIARAZIONE UNIVERSALE  DEI DIRITTI DELL’UOMO

(10 DICEMBRE 1948)

“Il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”

CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI  DELL’UNIONE EUROPEA

(7 DICEMBRE 2000 – 12 DICEMBRE 2007)

art. 1: “La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata”.

 TRATTATO DI LISBONA

(13 DICEMBRE 2007)

art. 2: “L’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’eguaglianza e dello Stato di Diritto, principi che sono comuni agli Stati membri”.

 COSTITUZIONE ITALIANA

(27 DICEMBRE 1947)

Art. 2: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità e richiede l’adempimento degli inderogabili doveri di solidarietà politica, economica e sociale.

 COSA E’ LA DIGNITA’ UMANA

L’ espressione “dignità umana” è divenuta la parola d’ordine della modernità. La ripetono solennemente tutte le Carte internazionali e costituzionali. Ma vi è un problema grave. Che cosa si intende per“dignità umana?”

Una cosa è certa: secondo i Trattati e le Costituzioni, essa è il fondamento dell’uguaglianza.

E’ degno chi ha valore, chi è importante, che merita stima, lode e onore. Un tempo c’erano i dignitari di corte, le persone importanti perché stavano vicine al Re.

La dignità umana  indica che vi è nell’uomo una grandezza, un qualcosa di importante, che lo rende diverso da qualsiasi altra entità creata, piante, minerali, animali. Ma si può distinguere nel senso di una dignità umana maggiore o minore? Certamente no, altrimenti verrebbe meno quella

eguaglianza di cui proprio la dignità umana è posta a fondamento.

Ciò significa che la dignità di ogni essere umano è sempre la massima possibile. E’ così alta che non se ne può fare una valutazione in un di più ed un di meno.

Come spiegare questo fatto alquanto misterioso?

Il grande filosofo Emanuele Kant ha risposto: “l’uomo è sempre fine mai mezzo”. Le cose possono essere strumenti, ma l’uomo non deve essere mai strumento.  

Il prof. Luigi Lombardi Vallauri ha scritto un breve saggio dal titolo: “La vita umana: una meraviglia”, in cui dimostra scientificamente e razionalmente che tutto l’universo, con i suoi immensi spazi e con l’evoluzione che lo contrassegna coi tempi in cui il nostro pensiero si smarrisce, ha per scopo la presenza dell’uomo. Nell’uomo l’universo prende significato. Jean Guitton, accademico di Francia, rispose un volta a Francois Mitterand, presidente della Repubblica francese, che gli chiese cosa fosse essenziale per diventare credente: “scegliere tra l’assurdo e il mistero”.

Se l’universo, tutto ciò che esiste insomma, non ha un senso allora siamo nell’assurdo. Ma se un significato e uno scopo vi è, allora questo è rilevato nell’uomo, in ogni singolo uomo. Ecco la grandezza, ecco la dignità. Nell’antico testamento leggiamo le straordinarie parole con cui il salmista, pieno di stupore, si interroga sulla propria umanità rivolgendosi a Dio: “Chi è l’uomo perché tu te ne ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne prenda cura? Lo hai fatto come un meraviglia di gloria e di onore lo hai coronato”. Giovanni Paolo II ha sintetizzato il pensiero cristiano sull’uomo dicendo che egli “è la sola creatura che Dio ha voluto per se stesso”.

Madre Teresa di Calcutta con parole più semplici spiega la dignità umana meditando sull’inizio della vita umana quando ripete: “Quel piccolo bambino non ancora nato è stato creato per una grande cosa: amare ed essere amato”. Di fronte a questa infinita origine e a questa destinazione di ogni singolo uomo non c’è né grande né piccolo, né bianco né nero, né intelligente né stupido, né cittadino straniero, né uomo né donna, né ricco né povero, né sano né malato, né ebreo né ario, né occidentale né orientale; c’è solo una sola uguale misteriosa grandezza.

E’ davvero straordinario che anche chi non è cristiano o crede di non credere o ha una debole fede intuisce ugualmente il mistero e il valore dell’uomo e la suaconseguente eguaglianza.

LA VITA E’ SOLO UN CASO ?

Come si chiamano tuo padre e tua madre? Elena? Carlo? Marco? Maria? Giovanni? Luigi Lombardi Vallauri, ha risposto: “no, i tuoi genitori si chiamano Immenso”. Il suo ragionamento collega tra loro due teorie moderne; quella della relatività, formulata per la prima volta da Albert Einstein, e quella dell’evoluzione, dovuta alle riflessioni di Darwin. La prima è di natura matematica  ed è difficilissima a capirsi. Ma c’è un punto che ci interessa particolarmente.

Il vero Big Bang è il concepimento di ogni essere umano a cui quel primo espandersi della materia inanimata era preordinato. Il vero passaggio dal non essere all’ essere è il concepimento di ognuno di noi.

Essa vede una intima relazione tra lo spazio e il tempo. Per dirla in termini un po’ banali essa afferma che per aversi un tempo immenso occorre avere anche uno spazio immenso. Duemila anni, contati nei nostri calendari, sono qualcosa di minimo rispetto al tempo che sta alle nostre spalle. Quanto allo spazio la sua stupefacente vastità “è sotto gli occhi di tutti”, in senso letterale. Basta alzare gli occhi al cielo in una notte stellata. La scienza moderna ci rivela che la stella più vicina a noi, al di fuori del sistema solare, classificata negli atlanti astronomici con il nome di “Alfa Centhauri”, sitrova a quattro anni luce dalla terra.

Tu sai cos’è un “anno luce”, ma forse è meglio ricordarlo.

La luce si propaga (“viaggia”) ad una velocità enorme. Gli scienziati dicono che è quella limite. Non si può avere mai una velocità più alta: 300mila chilometri al secondo.

Ciò significa che un raggio luminoso mentre tu dici “uno” fa sei volte e mezzo il giro del mondo. Moltiplica per 60 questa distanza ed hai un “minuto luce”, per 3600 ed avremo una “ora luce”, per 86.400 e otterremo un “giorno luce”, per 31 milioni e 752 mila (31.752.000) ed ecco l’anno luce.

L’Alfa Centhauri è la stella a noi più vicina, eppure la sua luce per arrivare a noi ci mette quatto anni. Ciò significa che noi vediamo ora l’Alfa Centhauri come era quattro anni fa.

Per avere una idea della enormità della distanza basti pensare che la luna dista da noi 300mila Km, cioè un solo secondo luce e il sole 8 minuti luce. L’Alfa Centhauri è la stella esterna al sistema solare a noi più vicina! Figuriamoci le distanze quando si parla di quelle lontane miliardi e miliardi di anni luce! Eppoi hanno scoperto che gli astri sono organizzati in galassie, che queste sono miliardi e che tra loro ci sono distanze misurabili in miliardi di anni luce…

Ma non dobbiamo fare un trattato di astronomia. Ci basta qualche modesto dato per sentire” l’immensità che ci sta intorno, sia come tempo, sia come spazio.

Adesso in questo smisurato ambiente spazio-temporale introduciamo la teoria dell’evoluzionismo. Qualcuno dice che non è stata ancora pienamente provata dal punto di vista sperimentale, ma indubbiamente i fossili umani e di animali che via via vengono trovati sembrano confermarla. Secondo questa teoria la vita è comparsa sulla terra in forme assolutamente elementari ed è andata organizzandosi in forme sempre più complesse.

La forza che ha determinato le trasformazioni è ancora incerta: forse l’adattamento all’ambiente? La risposta a nuovi bisogni? La vittoria del più forte? Di sicuro l’evoluzione è stata lentissima. Ci sono voluti milioni e milioni di anni per arrivare nelle acque dei mari ai pesci partendo dai più minuscoli molluschi e microbi e poi altro tempo interminabile perché comparissero i rettili e poi gli uccelli, poi i mammiferi, quindi le scimmie, e tra queste quelle antropomorfe e infine l’uomo. Affinché l’uomo apparisse – secondo la teoria dell’evoluzione – c’è dunque voluto un tempo immenso.

Ma la teoria della relatività dice che un tempo immenso suppone uno spazio immenso.

Ecco perché di ogni bimbo che nasce si può dire che egli prima ancora di essere figlio dell’operaio e dell’industriale, del disoccupato o dell’onorevole, della postina o dell’attrice, della ragazza madre o della giornalista è fondamentalmente figlio dell’Immenso.

A questo punto bisogna pur dire che se l’incredibile immensità, perfezione, potenza del creato ha un senso, questo senso è l’uomo. Deve trattarsi di un significato meraviglioso se per realizzarlo è stato preparato un cantiere di enormi proporzioni e sono state impegnate tute le risorse di una intelligenza inimmaginabile. Le leggi perfette della natura, il calore incredibile delle stelle, il moto degli astri, la struttura atomica della materia, la miniaturizzazione in cromosomi e geni della materia vivente, l’insondabile numero di specie vegetali ed animali, il succedersi delle stagioni con un rinnovarsi quasi infinito di foglie ed erbe, l’energia del sole, le notti e giorni, i ghiacci, il vento, il mare, i monti e i fiumi… Risultato: Elena, Marco, Francesco, Maria, Alessia, Michele, Giovanna, Donatella, Olimpia, Lucia, Roberto, Marina, Emanuele, Linda, Michela, Giovanni, Donato, Benedetta, Raffaella, Luca, Caterina, Elia…

Tu, proprio tu sei il risultato!

La vita umana è davvero una meraviglia! Pensa al tuo corpo. Certo, esso è meno veloce delle gazzelle, meno forte del giaguaro, non sa volare come l’aquila, né nuotare come il delfino. Ma la sua complessità e perfezione è molto più grande, tanto che puoi percorrere il mondo senza stancarti a velocità molto maggiore della gazzella, incutere terrore a tutti gli animali e spostare montagne di terra come il giaguaro non sa fare, trasvolare i cieli come l’aquila non può, attraversare gli oceani dove i delfini si arrenderebbero.

Il tuo corpo è cominciato nel momento stesso del concepimento e subito è stato una meraviglia. La scienza moderna ci fa conoscere ciò che prima non sapevamo. Addirittura attraverso le fibre ottiche e l’ecografia possiamo oggi avere la fotografia di come eravamo nel seno di nostra madre.

L’inizio dell’esistenza di un uomo è qualcosa di miracoloso. Il grande cantiere dell’universo ha fatto scoccare la scintilla e subito inizia un altro cantiere che nell’estremamente piccolo costruisce il nostro corpo. Lasciamo parlare il filosofo Lombardi Vallauri: “La biologia molecolare ci dice che il corpo umano è composto di qualcosa come 100mila miliardi di cellule. Ogni cellula, composta di migliaia di miliardi di molecole, è un enorme laboratorio chimico che compie, da solo, in perfetto automatismo, operazioni talmente sofisticate e precise da sfidare la descrizione e l’imitazione umana. In ognuno di questi laboratori, al centro, si trova il Dna, ossia il codice genetico, il manuale di istruzioni per la fabbricazione di tutte le possibili cellule dell’organismo nel suo insieme: un “testo” di circa quatto miliardi di caratteri, più o meno il numero di caratteri a stampa di una biblioteca contenente 4.000 libri come la Divina Commedia (…). Come rappresentarci con immagini una complessità così fantastica?

Possiamo provare con un paragone astronomico. La galassia in cui ci troviamo ha 100 miliardi di stelle. Le cellule del nostro corpo sono 1.000 volte più numerose delle stelle della galassia (…). L’infinità del corpo vivente dell’uomo è ben degna del suo spirito. Prodigiosa, almeno col metro umano, è poi la velocità e la precisione con cui il grattacielo biochimico uomo viene assemblato. Collocando un laboratorio (diciamo un container-cellula) al secondo occorrerebbero 100mil miliardi di secondi, ossia tra milioni di anni. Il corpo umano si auto assembla in nove mesi (…).        È fabbricando anche tutti i pezzi: perché le cellule sono dei superlaboratori produttori di laboratori. Per assemblare ogni cellula, collocando al posto giusto una molecola al secondo, occorrerebbero alcune centinaia di migliaia di anni. Quindi per assemblare tutto il corpo umano a partire dalle molecole costituenti, sempre con una collocazione al secondo, occorrerebbe far prima lavorare in parallelo 100mila miliardi di cantieri monocellulari per alcune centinaia di migliaia di anni, poi far lavorare il gigantesco cantiere unificato dall’organismo per altri tra milioni di anni.

Il minimo che possiamo dire è che lo zigote, che fa tutto da sé in nove mesi nel grembo materno, come costruttore e organizzatore è molto bravo”.

Questo splendido brano ci aiuta a capire il significato dell’inizio di ogni vita umana. Esso può essere paragonato all’iniziale big bang della creazione.

Quel “big bang” cosmico ha dato inizio all’universo affinché ci fosse un altro cominciamento di complessità e di perfezione superiore a quella che caratterizzano il tempo e lo spazio.

Il vero big bang è il concepimento di ogni essere umano a cui quel primo espandersi della materia inanimata era preordinato. Il vero passaggio dal non essere all’essere è il concepimento di ognuno di noi. Qualcosa che prima non c’era comincia improvvisamente ad esistere ed qualcosa di straordinariamente diverso e superiore a tutto ciò che prima esisteva solo per preparare la sua origine.

L’ “espansione” del big bang umano è rapidissima: già alla fine della terza settimana, quando ancora la mamma forse non conosce ancora la sua presenza, nel tenero corpo pulsa un piccolissimo cuore. Ma la vita umana appare ancor più una meraviglia se riflettiamo sulla mente dell’uomo. “La vita umana – scrive ancora Lombardi Vallauri – è quel luogo della materia matura dove si accendono misteriosamente coscienza, pensiero, esperienza morale, manifestazioni di spiritualità contemplativa e creativa, nostalgie e dedizioni e tragedie d’amore, tutte cose che fanno : Il patrimonio genetico regola

la formazione delle nuove cellule e quindi la costituzione di tessuti ed organi.

Unico e diverso per ogni persona, si forma nel preciso istante del concepimento.

Da quel momento ha origine un individuo umano.

L’EVOLUZIONE DELLA VITA E’ FRUTTO DELL’ AMORE

All’Università di Harvard, il direttore del programma di Evolutionary Dynamics si chiama Marti Nowak  . Biochimico e matematico cattolico, nonostante la sua giovane età ha già alle spalle una brillante carriera nelle più importanti università europee:  OxfordPrinceton e Harvard.

Si occupa degli aspetti di biologia matematica, in particolare dell’evoluzione della cooperazione e del linguaggio umano. E’ membro dell’Accademia delle Scienze austriaca e ha vinto moltissimi premi, tra cui il Weldon Memorial Prize, ambito riconoscimento dell’Università di Oxford. Novak  fa anche parte della  commissione per la Templeton Foundation. Ha all’attivo circa 300 pubblicazioni scientifiche, di cui 40 si trovano su Nature e 15 su Science, le più grandi riviste scientifiche internazionali.

La settimana scorsa, in un’intervista rilasciata a NewScientist, ha parlato del suo ultimo libro, intitolato“SuperCooperators.Altruism, Evolution, and Why We Need Each Other to Succeed (Free Press 2011).  Il tema, come si può immaginare è quello della capacità di cooperazione, che secondo Nowak è il successo dell’umanità e dell’evoluzione biologica. Riferisce dell’esistenza di 5 livelli diversi di cooperazione e della loro attendibilità scientifica.

Alla domanda più inerente all’ambito religioso, risponde: « A mio parere, un’interpretazione puramente scientifica dell’evoluzione non genera un argomento a favore dell’ateismo. La scienza non smentisce Dio, né sostituisce la religione. 

 L’evoluzione non è un argomento contro Dio, non più della gravità. L’evoluzione spiega lo svolgersi della vita sul pianeta. Il Dio del Cristianesimo è “che Colui che senza il quale non ci sarebbe né evoluzione né tutto il resto». Il suo campo lavorativo inoltre è particolarmente suggestivo. Dice infatti: «Vedo gli insegnamenti delle religioni come la promozione verso un comportamento altruistico, di amore e perdono. Quando si guarda ai modelli matematici dell’evoluzione della cooperazione, troviamo che le strategie vincenti devono essere generosità, speranza e perdono. Ora, per la prima volta, possiamo vedere queste idee in termini matematici. Chi avrebbe mai pensato che si potesse dimostrare matematicamente che, in un mondo dove tutti pensano a sè stessi, la strategia vincente è quella di essere clementi e che chi non riesce a perdonare non potrà mai vincere?». 

Impressionante quindi l‘analogia con l’insegnamento cristiano, il quale, a differenza di tutte le altre religioni, è assolutamente fondato su questi aspetti. Il simbolo stesso del cristianesimo, la croce, è l’espressione di un sacrificio per amore.

 CHI HA DIRITTO A CHIAMARSI UOMO ?

Quel vecchio che ha perso la memoria ed un po’ rincitrullito, è pienamente uomo? E’ uguale ad ogni altro?

Quel malato di mente che trema tutto, non riconosce nessuno e non sa neppure pienamente parlare, è pienamente uomo? E’ uguale ad ogni altro?  

Quel barbone sporco e maleodorante, disteso tra cartoni sul marciapiede, è pienamente uomo? E’ uguale ad ogni altro?

Quel nero che ti aspetta all’angolo per venderti un fazzoletto o un paio di calzini, è pienamente uomo? E’ uguale ad ogni altro?

Quel  malato in camera di rianimazione, ormai in coma, che morirà tra qualche giorno, è pienamente uomo? E’ uguale ad ogni altro?

Quel selvaggio che ci fanno vedere alla televisione è pienamente uomo? E’ uguale ad ogni altro?

Quel giovane  tossicodipendente con gli occhi smarriti nel vuoto, ormai ridotto a passare le giornate esclusivamente in cerca della droga, è pienamente uomo? E’ uguale ad ogni altro?

Quel delinquente che ha commesso i più efferati delitti e che chiamano belva, è pienamente uomo? E’ uguale ad ogni altro?  

Quel bambino appena nato che sa solo piangere e succhiare il latte, è pienamente uomo? E’ uguale ad ogni altro?

Quel nascituro nella pancia della madre o nel freddo di una provetta di un laboratorio, che chiamano embrione, è pienamente uomo? E’ uguale ad ogni altro?

Quel malato in stato vegetativo persistente, è pienamente uomo? E’ uguale ad ogni altro?

La domanda dunque è più complicata del previsto. Eppure è una domanda a cui dobbiamo assolutamente rispondere, se crediamo veramente nella dignità e nell’eguaglianza e se non vogliamo tornare indietro nella storia. Infatti, basterebbe dire che i neri, o barboni, o vecchi, o i malati mentali non sono uomini per rendere vuoto il principio di eguaglianza.

Tutti gli uomini sono uguali, d’accordo, - qualcuno però dice: ma non tutti gli uomini…sono uomini.  Il problema è dunque quello di stabilire che cosa rende l’uomo “uomo”, cioè quale è la caratteristica della umanità. Per farla breve: per essere uomini basta appartenere alla specie umana, o ci vuole qualcosa di più, come l’intelligenza, la bontà, la ricchezza, la salute, una certa età, una certa forma, ecc. ecc..? La questione è grave, perché se affermiamo che non basta appartenere alla specie umana ( e alcuni lo dicono specie in riferimento ai malati incurabili e alla fase prenatale dell’esistenza), allora vuol dire che non crediamo al principio di eguaglianza.

QUANDO IL PENSIERO TRADISCE LA VERITÀ

CORTE SUPREMA DEGLI STATI UNITI        

6 maggio 1857. SENTENZA NELLA CAUSA                                                              

DRED SCOTT CONTRO SANDFORD

“Gli schiavi non sono persone in senso giuridico”, perciò “non hanno alcun diritto o privilegio tranne quelli che preferisce loro concedere chi detiene il potere e il governo.                                     

I negri sono “tanto inferiori da non avere alcun diritto che l'uomo bianco sia tenuto a rispettare”; “il negro giustamente e legalmente può essere ridotto in schiavitù per il suo           bene”.

DALL'INVENTARIO DELL’EREDITA'

DI GIUSEPPINA BEAUHARNAIS 

(Moglie di Napoleone, morta alla Martinica nel 1814)  

“Mobili: franchi 4.528; Zucchero lavorato: franchi 44.625; Bestie con le corna: franchi 20.980; Schiavi: franchi 236.789”(fonte: Museo Casa degli schiavi, isola di Gorée):  

ANNUNCI  PUBBLICITARI

NEW ORLEANS BEE 1704.  

Negri in vendita: una donna negra di 24 anni e i suoi due figli, uno di otto e uno di tre. Detti negri saranno venduti separatamente o insieme, come desiderato. La donna è una brava cucitrice. Sarà venduta a basso prezzo in contanti o scambiata con commestibili. Per trattative prendere contatto con Matthew Bliss & Co. 1 Front levee”.

DA MAIN KAMPF (LA MIA BATTAGLIA)   di Adolf Hitler

“(…) La concezione nazionale, razzista, riconosce il valore dell'umanità nei suoi primordiali elementi di razza. In conformità con i suoi principi, essa ravvisa nello Stato soltanto un mezzo per raggiungere un fine, il fine della conservazione dell'esistenza razzista degli uomini. Con ciò, non crede affatto ad una eguaglianza di razze, ma riconosce che sono diverse e quindi hanno un valore maggiore o minore; ed a questo riconoscimento si sente obbligata ad esigere, in conformità con l'eterna Volontà che domina l'Universo, la vittoria del migliore e del più forte, la subordinazione del peggiore e del più debole”(…)

“Concludendo, si può stabilire che tutte queste concezioni non hanno le loro radici profonde nel riconoscimento che le forze forgianti la civiltà e i valori si basano essenzialmente su elementi razziali e quindi lo Stato deve considerare sua missione suprema la conservazione e l'elevamento della razza, condizione preliminare di ogni sviluppo della civiltà umana” (…)    “In generale, già la Natura prende certe decisioni ed apporta certi emendamenti nel problema della purezza di razza di creature terrestri. Essa ama poco i bastardi: soprattutto i primi prodotti di incroci, per esempio nella terza, quarta, quinta generazione, debbono soffrire amaramente: non solo sono privi di valore proprio nel più nobile fra i primitivi elementi dell'incrocio, ma, mancando loro l'unità del sangue, manca pure l'unità del volere e della forza di decisione, necessaria alla vita. In tutti i momenti critici, in cui l'essere di razza pura prende decisioni giuste ed unitarie, l'essere di razza mista di fronte a quella di razza mista diventa esitante e prende mezze misure. Ciò significa una certa inferiorità della creatura di razza mista di fronte a quella di razza unitaria, e nella pratica include anche la possibilità di un rapido tramonto. In casi innumerevoli la razza tiene duro, mentre il bastardo crolla. In ciò si deve ravvisare la correzione della Natura; la quale spesso va ancora più lontano.                              

Essa limita le possibilità di propagazione: sopprime la fecondità di ulteriori incroci e li spinge all'estinzione”. (…)                                                                                                    

“E quindi deve cominciare anche là la lotta contro il pericolo mondiale ebraico.                                   

Ancora una volta, il movimento nazional-socialista deve assolvere il suo formidabile compito. Deve aprire gli occhi al popolo a proposito di nazioni straniere. Deve richiamare senza posa alla memoria il vero nemico del mondo odierno. In luogo dell'odio contro Arii dai quali tutto può separarci ma ai quali tuttavia ci unisce comunanza di sangue e di civiltà, dobbiamo votare al furore generale il perfido nemico dell'umanità, vero autore di tutte le sofferenze.                                                                                                                                          Ma il nazional-socialismo deve pure fare in modo che almeno nel nostro Paese il mortale avversario sia riconosciuto, e che la lotta contro di lui, quale inizio di tempi migliori, mostri anche agli altri popoli la via della salvezza dell'umanità aria.

LA DIFESA DELLA VITA ALLA RADICE DELL’EUROPA

Giunto al termine del mio pellegrinaggio in terra spagnola, ho desiderato sostare in questa splendida cattedrale, così strettamente vincolata all’apostolo Giacomo e alla fede della Spagna. Permettetemi che prima di tutto ringrazi vivamente Sua Maestà il Re, per le significative parole che mi ha appena rivolto. Questo luogo, così caro alla pietà dei galleghi e di tutti gli spagnoli, è stato nei secoli un punto di attrazione e di convergenza dell’Europa e di tutta la Cristianità. Per questo ho voluto incontrare qui gli illustri rappresentanti di organismi europei, dei vescovi e delle organizzazioni del continente. A tutti rivolgo il mio deferente e cordiale saluto, e con voi desidero riflettere questa sera sull’Europa. Il mio sguardo interiore si distende in quest’ora, su tutto il continente europeo, sull’immensa rete delle vie di comunicazione che congiungono tra loro le città e le Nazioni che lo compongono; e rivedo i cammini che, fin dall’Età di Mezzo, convogliarono e convogliano a San Giacomo di Compostela – come dimostra l’Anno Santo che si celebra quest’anno – folle innumerevoli di pellegrini, attratti dalla devozione verso l’Apostolo. Fin dai secoli XI e XII, sotto l’impulso dei monaci di Cluny, i fedeli di ogni parte d’Europa, convennero in folle sempre più numerose al sepolcro di San Giacomo, prolungando fino al luogo che allora era considerato “Finis Terrae” quel celebre “camino del Santiago”, che già gli spagnoli percorrevano come pellegrini, trovando lungo la via assistenza e alloggio presso figure esemplari di carità, come San Domenico de la Calzada e San Giovanni Ortega, o in luoghi come il Santuario della Madonna della Strada, convenivano dalla Francia, dall’Italia, dal Centro-Europa, dai Paesi nordici, dalle Nazioni slave, cristiani di tutte le condizioni sociali: dai regnanti ai più umili abitanti di villaggio; cristiani di tutti i livelli spirituali: dai santi, come Francesco D’Assisi e Brigida di Svezia (per non parlare dei Santi Spagnoli), ai peccatori pubblici in cerca di penitenza. L’intera Europa si è ritrovata attorno alla “memoria” di Giacomo in quegli stessi secoli nei quali essa si costruiva come continente omogeneo e spiritualmente unito. Per questo lo stesso Goethe affermerà che la coscienza dell’Europa è nata pellegrinando. Il pellegrinaggio di Santiago fu uno degli elementi forti che favorivano la comprensione reciproca di popoli europei tanto diversi, quali erano i latini, i germani, i celti, gli anglosassoni e gli slavi. Il pellegrinaggio avvicinava, di fatto, metteva in contatto e univa tra loro quelle genti che, di secolo in secolo, raggiunte dalla predicazione dei testimoni di Cristo, abbracciavano il Vangelo e contemporaneamente, si può dire, emergevano come popoli e nazioni. La storia della formazione delle nazioni europee corre parallela a quella della loro evangelizzazione; fino al punto che le frontiere europee coincidono con quelle della penetrazione del Vangelo. Dopo venti secoli di storia, nonostante i sanguinosi conflitti che hanno contrapposto tra loro i popoli d’Europa, e nonostante le crisi spirituali che hanno segnato la vita del continente – fino a porre alla coscienza del nostro tempo gravi interrogativi sulle sorti del suo futuro . Si l’anima dell’Europa in Giovanni Paolo II deve ancora affermare che l’identità europea è incomprensibile senza il Cristianesimo, e che proprio in esso si ritrovano quelle radici comuni dalle quali è maturata la civiltà del vecchio continente, la sua cultura, il suo dinamismo, la sua intraprendenza, la sua capacità di espansione costruttiva anche negli altri continenti; in una parola, tutto ciò che costituisce la sua gloria. E ancor oggi, l’anima dell’Europa rimane una, perché, oltre alle comuni origini, vive di comuni valori cristiani e umani; come quelli della dignità della persona umana, del profondo sentimento della giustizia e della libertà, della laboriosità dello spirito di iniziativa, dell’amore alla famiglia, del rispetto della vita, della tolleranza, del desiderio di cooperazione e di pace che la caratterizzano. Volgo il mio sguardo all’Europa come al continente che ha più contribuito allo sviluppo del mondo, tanto sul piano delle idee quanto su quello del lavoro, delle coscienze e delle arti. E, mentre benedico il Signore per averlo illuminato con la sua luce evangelica fin dalle origini della predicazione apostolica, non posso tacere lo stato di crisi in cui esso si dibatte, alle soglie del terzo millennio dell’era cristiana.  Parlo a rappresentanti di organizzazioni nate per la cooperazione europea, e a fratelli nell’Episcopato delle diverse Chiese locali d’Europa. La crisi investe sia la vita civile che quella religiosa. Sul piano civile, l’Europa è divisa. Innaturali fratture privano i suoi popoli del diritto di incontrarsi tutti reciprocamente in un clima di amicizia, e di congiungere liberamente i loro sforzi e le loro genialità in servizio di una convivenza pacifica e di un rapporto solidale alla soluzione dei problemi che affliggono altri continenti. La vita civile è anche segnata dalle conseguenze di ideologie secolaristiche, la cui estensione va dalla negazione di Dio o dalla limitazione della libertà religiosa, all’ importanza preponderante attribuita al successo economico rispetto ai valori umani del lavoro e della produzione; dal materialismo ed edonismo, che intaccano i valori della famiglia feconda e unita, della vita appena concepita, della tutela morale della gioventù, a un “nichilismo” che disarma le volontà dal fronteggiare problemi cruciali come quelli dei nuovi poveri, degli emigrati, delle minoranze etniche e religiose, del sano uso dei mezzi di comunicazione di massa, mentre arma le mani del terrorismo.                          

Anche sul piano religioso l’Europa è divisa. Non tanto né principalmente in ragione delle divisioni avvenute lungo i secoli, quanto per la defezione di battezzati e credenti dalle ragioni profonde della loro fede e dal vigore dottrinale e morale di quella visione cristiana della vita, che garantisce equilibrio alle persone e alla comunità. Per questo, io, Giovanni Paolo, figlio della Nazione polacca, che si è sempre considerata europea, per le sue origini, tradizioni, cultura e rapporti vitali, slava tra i latini e latina tra gli slavi; io, successore di Pietro nella sede di Roma, sede che Cristo volle collocare in Europa e che l’Europa ama per il suo sforzo nella diffusione del Cristianesimo in tutto il mondo; io Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa universale, da Santiago, grido con amore a te, antica Europa: “Ritrova te stessa. Sii te stessa. Riscopri le tue origini. Ravviva le tue radici. Torna a vivere dei valori autentici che hanno reso gloriosa la tua storia e benefica la tua presenza negli altri continenti. Ricostruisci la tua unità spirituale, in un clima di pieno rispetto verso le altre religioni e le genuine libertà. Rendi a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio. Non inorgoglirti delle tue conquiste fino a dimenticare le loro possibili conseguenze negative; non deprimerti per la perdita quantitativa della tua grandezza nel mondo o per le crisi sociali e culturali che ti percorrono. Tu puoi essere ancora faro di civiltà e stimolo e di progresso per il mondo. Gli altri continenti guardano a te e da te si attendono la risposta che San Giacomo diede a Cristo: “Lo posso”. Se l’Europa sarà una, e può esserlo con il dovuto rispetto per tutte le differenze, ivi comprese quelle dei diversi sistemi politici; se l’Europa tornerà a pensare, nella vita sociale, con il vigore che possiedono alcune affermazioni di principio come quelle contenute nella Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, nella Dichiarazione europea dei diritti dell’uomo, nell’Atto finale della Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa; se l’Europa tornerà ad agire, nella vita più propriamente religiosa, con il dovuto riconoscimento e rispetto di Dio, nel quale si fonda ogni diritto e ogni giustizia; se l’Europa aprirà di nuovo le porte a Cristo e non avrà paura di aprire alla sua salvatrice potestà i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi della cultura, della civiltà dello sviluppo (cfr. discorso di  Giovanni Paolo II, 22 ottobre 1978), il suo futuro non rimarrà dominato dall’incertezza e dal timore, ma si aprirà ad una nuova stagione di vita, sia interna che esteriore, benefica e determinante per il mondo intero, sempre minacciato dalle nubi della guerra e dal possibile uragano dell’olocausto atomico. 

Giovanni Paolo II da Santiago de Compostela

DALLO STATO VEGETATIVO SI PUO’ USCIRE

Recentemente su “Neurorehabilitation and Neural Repair”, organo ufficiale della Federazione mondiale di Neuroriabilitazione, è apparso uno studio italiano che ha avuto un rilievo importante data la non consuetudine di pubblicare un caso quando è ancora singolo.                                                                           

Si tratta di un fatto incredibile: un paziente da cinque anni in “stato vegetativo“, considerato “perso” ed “irrecuperabile”, che poi all’improvviso dimostra la capacità di eseguire un ordine complesso quale «prendi il bicchiere, portalo alla bocca e poi restituiscilo nelle mani del medico». E’ il frutto di un esperimento condotto in collaborazione tra l’Irccs Fondazione Ospedale San Camillo di Venezia, l’Università di Padova e quella di Verona.                                              Il professor Leontino Battistin, direttore scientifico dell’Irccs veneziano e della Clinica neurologica padovana, con alle spalle tre lustri nella rianimazione di Padova, esperto di stati vegetativi, racconta: «Era un paziente di 70 anni, in stato vegetativo da 5 a causa di una grave emorragia cerebrale. Poche speranze di successo, insomma. E’ un termine che alla comunità scientifica piace sempre meno, preferiamo definirli tutti “stati di minima coscienza”, perché anche nei cosiddetti ultragravi o persistenti la percezione del dolore c’è sempre, con una partecipazione emozionale al dolore stesso». I medici hanno così  tentato un risveglio attraverso una tecnica non invasiva, cioè «stimolando il cervello da fuori, appoggiando gli elettrodi sulla testa del paziente. Questi creano un campo magnetico, che si trasforma in campo elettrico. Dopo 10 minuti di trattamento gli abbiamo impartito l’ordine e lui, sotto i nostri occhi e quelli dei familiari, ha obbedito». Ha risposto per sei ore ogni volta che gli è stato chiesto e la sua attività elettrica (il cervello “parla” con l’attività elettrica) è notevolmente aumentata, riattivando l’elettroencefalogramma. Il risultato è stato identico anche durante i tentativi svolti la settimana successiva.

Oggi si sta procedendo in questo modo su altri trenta casi, continua Battistin. Si è comunque fiduciosi: «se un uomo di 70 anni e con una gravissima emorragia cerebrale ha risposto così, pazienti di 30 anni e colpiti da patologie traumatiche anziché emorragiche dovrebbero dare risposte ancora più positive».Lo specialista conclude dando una sua interessante opinione scientifica: «la mia “mission” di medico mi fa da sempre difendere la vita, e decenni di esperienza mi dicono che il “triangolo” paziente, medico, famiglia è il fondamento necessario e sufficiente per non cadere né nell’abbandono né nell’accanimento terapeutico. Insomma, non sarebbe necessaria una legge, se l’Italia non fosse il Paese delle aberrazioni, dove dei magistrati possono dire che alimentazione e idratazione sono farmaci e sentenziare per la morte di un disabile». 

ELUANA, CHE SGOMENTO LA VITA DECISA NEI TRIBUNALI

I progressi della scienza ci portano ad affrontare problemi etici fino a pochi anni fa impensabili. Se avessi detto a mio nonno, nato nell’Ottocento e sopravvissuto a due guerre mondiali, che avrebbe potuto decidere, con l’aiuto di un atto notarile, in che modo morire penso onestamente che sarebbe inorridito. Come si fa a decidere prima una cosa di una gravità e di una complessità del genere? Certo, nessun essere umano sano di mente augura a se stesso e ai suoi cari di vivere in stato di incoscienza per anni o di dipendere dal funzionamento di una macchina. Ma una cosa è avere un timore, un’altra affrontare la realtà, quando si presenta.  Se capitasse a me, ad esempio, magari in quel momento vedrò lo sguardo della persona che amo e capirò che voglio continuare a vederlo o forse proverò curiosità per questa nuova fase della mia vita che si sta aprendo, un po’ come se visitassi una terra inesplorata. Oppure sarò sola, disperata, nessuno risponderà alla mia tristezza allora, certo, vorrò porre fine ai miei giorni. Ma come faccio a saperlo adesso, a decidere in un momento così lontano e così diverso? E se poi questa mia scelta autorizzasse qualcun altro a decidere per me? Contrariamente a quanto ci viene continuamente ripetuto, io penso che sappiamo ancora pochissimo sulla vita, su quello che c’è nella nostra mente, nel nostro corpo e che questo senso di ignoranza debba condurre al massimo timore, al massimo rispetto. 
Nessuno di noi sa cosa provi veramente Eluana, nella sua attuale condizione, come non sappiamo perché le sia successo questo incidente, che senso abbia nella sua vita e in quella dei suoi genitori né perché il suo corpo continui ad essere così straordinariamente vitale. Questa vicenda provoca in me un senso di dolorosa compassione. Compassione per la sofferenza dei genitori, per quanto abbia dovuto soffrire - e per quanto ancora avrà da soffrire - la loro figlia; compassione per le suore che, per tanti anni e con tanto amore, si sono prese cura di lei. 
Ma oltre alla compassione, provo anche un senso di gelo e di sgomento perché l’idea che un tribunale non penale possa decidere della vita di un essere umano è qualcosa che esula dalla mia visione del mondo.  Sono profondamente contraria all’accanimento terapeutico, quando ci sono delle malattie devastanti e progressive, ma un tumore o una malattia metabolica sono ben diverse da uno stato vegetativo. Una delle cose che più mi sorprende, di questi nostri tempi, è la grande quantità di certezze che ci vengono proposte come verità assolute. L’uomo, ci viene ripetuto da più parti, ha una sola dimensione - quella razionale - e tramite questa razionalità è in grado di determinare ogni istante della sua vita in modo che l’imprevisto, quest’ospite scomodo e inquietante, scompaia definitivamente dall’orizzonte. 
La vita che ci preparano i devoti della razionalità è una vita di estrema tristezza, dominata dall’ansia e dalla paura, una vita segnata dal continuo ricorso ai tribunali per avere una qualche certezza di essere nel giusto. Una vita, insomma, in cui l’uomo non è che una cosa tra le cose. Se vado in un negozio, infatti, non compro certo un oggetto guasto o scaduto e, se per caso mi capita di farlo, lo porto indietro, chiedendo un rimborso. L’essere cosa tra le cose ci porta a chiedere la perfezione, a bandire dal nostro orizzonte l’imprevisto della malattia, del dolore, lo spettro della morte. Sgombrato infatti il campo dalla necessità di interrogarsi sul mistero che avvolge le cose - perché il mistero non esiste, in quanto non provabile scientificamente - non rimane che appellarsi alla legge degli uomini, invocare una sentenza che confermi la correttezza del nostro sentire. Il tribunale è diventato il cuore attorno a cui ruota la nostra civiltà. La vita è, alla fine, un’avventura amara e, siccome non abbiamo chiesto di venire al mondo e non ne capiamo il senso, abbiamo il diritto di essere risarciti fino alle più piccole contrarietà che ci capitano.  Ricordo il caso di una ragazza che, avendo trovato un insetto in un pacchetto di patatine fritte, ha fatto causa alla ditta produttrice chiedendo i danni biologici per lo spavento provocato, danni che le sono stati peraltro riconosciuti. O casi di genitori che hanno denunciato un medico per un figlio nato con difetto di deambulazione. Ma è davvero questo il senso della nostra vita? Vivere accerchiati da pensieri ostili, da potenziali nemici, rivendicando continui danni subiti? Lo spirito del nostro tempo è quello del risentimento. Ma il risentimento è come una potente erba infestante, ha radici profonde, invasive e con il suo espandersi riduce fino ad eliminare la possibilità di provare un sentimento. Si vuol far credere che il mistero - e dunque la domanda sulla trascendenza - sia un obsoleto retaggio del mondo clericale, mentre forse bisognerebbe dire che riguarda sempre e comunque ogni uomo, per la complessità della sua natura, per la presenza delle tenebre, per l’assoluta certezza della morte. Se contemplassimo con timore - altra grande parola scomparsa dal nostro orizzonte - questo mistero, forse saremmo costretti a interrogarci, a metterci in cammino, a entrare nell’idea che ogni cosa che accade nelle nostre vite ha un senso profondo e che crescere come esseri umani vuol dire proprio riuscire a capire questo senso, facendolo lievitare in qualcosa di più grande, di più alto, di più luminoso. La vita non è uno status quo da difendere con le unghie e con i denti, ma una condizione di continuo cambiamento, di cui, solo in parte, siamo responsabili.  Ogni mattina, quando apro gli occhi, non so se arriverò alla sera o se ci arriveranno le persone a cui voglio bene. Siamo continuamente esposti all’impatto devastante del dolore, alla lacerazione del distacco, alla sofferenza delle persone amate. Proprio per questo, bisogna essere grati per ogni istante che ci viene donato, per tutte le cose, belle e meno belle, che avvengono nel corso dei giorni perché nel loro insieme costituiscono l’unicità del nostro cammino. Sono anche profondamente convinta che ogni vita abbia la sua morte e che questi due eventi si illuminino di senso a vicenda. E che l’unicità della vita umana stia proprio nella capacità di creare rapporti d’amore. Qualche tempo fa, sono andata a trovare un’amica molto anziana ormai esasperata dall’essere ancora viva. «Dio si è dimenticato di me. Perché non muoio?», mi chiedeva. «Forse non muori perché devi ancora capire qualcosa», le ho risposto scherzosamente. «Forse perché quella pianta che hai sul davanzale domani fiorirà e tu rimarrai stupita dal suo colore, dalla bellezza che esploderà tra il grigiore dei palazzi».               «Ma dov’è la misericordia di Dio?», ha incalzato lei. «Quella di Dio non lo so, ma so dove noi dobbiamo coltivarla. Nei nostri cuori». (Susanna Tamaro scrittrice ) 

IL FETO È UNA PERSONA?

Cosa prova un feto? Quali diritti ha? Cosa ci dice la scienza a proposito?  

La fecondazione artificiale è davvero innocua?  Il Dottor Bellieni che da anni è impegnato nella ricerca sul dolore del feto e del neonato, lavorando al dipartimento Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico Universitario "Le Scotte" di Siena, ha rilasciato una intervista a ZENIT.  

Il feto sente dolore? 

Certamente sì. Non solo sente dolore, ma la sua percezione sembra essere più profonda di un bambino più grande. Lo sappiamo perché mancano nella vita fetale molte delle ‘strategie’ che invece si impegnano dopo la nascita per non sentire il dolore. Di contro, già dalla metà della gestazione gli stimoli dolorosi hanno aperte tutte le vie per essere percepiti. 
Dunque il feto è già un piccolo paziente? 

Infatti. I neonatologi moderni hanno il privilegio di curare proprio i feti. Li teniamo tra le mani: hanno il peso talvolta di una mela: alcuni sono poco più grandi di una mano. Sono nati prematuramente e per mesi dovranno stare all'interno di incubatrici sofisticate, curati e sorvegliati 24 ore al giorno con apparecchi di alta tecnologia. 

E nessuno di coloro che li cura si sogna di mettere in dubbio che siano nostri pazienti, che siano delle persone. Talora sono così piccoli che i nostri sforzi sono inutili. Muoiono. E noi possiamo solo, assieme ai genitori, battezzarli. 

E tutti dimostrano una vitalità inaspettata, data l'età e le dimensioni. Oggi sappiamo che il feto dentro l’utero materno sente odori e sapori. Sente i suoni. Li ricorda dopo la nascita. 
Addirittura sappiamo che il feto dalle 30 settimane di gestazione è in grado di sognare. Tutte queste caratteristiche ce ne fanno apprezzare le dimensioni umane. Questo paziente negli ultimi anni è stato oggetto di ricerche per garantirne la salute sin dall’utero materno.
Può farci qualche esempio di cosa intende quando dice che il feto è una persona? 
Appena nato, il bambino mostra in maniera scientificamente dimostrata di riconoscere la voce della sua mamma e di distinguerla dalla voce di un’estranea. Dove ha imparato quella voce, se non nella pancia materna? 

Esistono anche delle prove dirette. Per esempio registriamo come variano i movimenti e la frequenza cardiaca del feto se gli trasmettiamo dei suoni improvvisi attraverso la parete uterina. E vediamo che prima sobbalza, poi si abitua, proprio come facciamo noi quando sentiamo una cosa che ci interessa.

In realtà l’evidenza scientifica è immensa. Non si capisce come qualcuno possa pensare che ‘si diventi’ persona ad un certo punto, magari all’uscire dall’utero. In realtà alla nascita dal punto di vista fisico cambia davvero poco: entra l’aria nei polmoni, si interrompe l’arrivo di sangue dalla placenta, cambia il tipo di circolazione del sangue nel cuore, e poco più. 
Come dico spesso, solo la fede cieca in arti magiche o in qualche strana divinità può far pensare che esista un salto di qualità ‘umana’ ad un certo punto, non certo la scienza.
Dunque l'affermazione che la vita umana inizia alla nascita è meno scientifica di quella che sostiene essere legata al momento del concepimento? 

Senza dubbio! Da quando si uniscono i patrimoni genetici dell’ovulo e dello spermatozoo, inizia un processo che è unico e irripetibile proprio perché nessuno al mondo ha un DNA uguale a quello di quella cellulina fecondata. 

Tanto meno i suoi genitori. Dunque è assurdo dire che il feto è proprietà della madre (o del padre). Qualche giorno fa parlavo a delle ragazze delle superiori e dicevo loro: "Se oggi tornate a casa e il vostro babbo vi dice di fare qualcosa perché siete 'sue', perché siete 'un suo diritto', voi cosa pensate? Che il vostro babbo non si senta bene. Ecco oggi vi stanno insegnando questo: che il figlio è un diritto dei genitori, una ‘scelta’ dei genitori”.
Non è così? 

Ci mancherebbe altro! Proprio studiando il bambino prematuro, il feto, ci si rende conto che la dignità umana non la si acquista con la maggior età, o con la nascita o con il peso, altrimenti sarebbero umani solo quelli belli, ricchi, potenti. 

Ci hanno provato nella storia. Il rispetto verso questi piccoli bambini così fragili è immediato e ci insegna che il loro valore (il nostro valore) non dipende da cose contingenti: dipende solo dall’esserci, e far parte di quel livello della natura che si chiama umanità.
E’ facile, per poter agire su qualcuno, togliergli lo status di persona; ma non dobbiamo permetterlo.
Ma con la fecondazione artificiale molte famiglie sembrano trovare la serenità di un figlio... 
Possiamo augurare a questi genitori tutte le soddisfazioni possibili. Comunque non dobbiamo dimenticare che la fecondazione in vitro mette in discussione la sopravvivenza di tanti embrioni. 
E non dobbiamo dimenticare che i rischi non sono poi così pochi. La fecondazione in vitro può determinare problemi per la mamma: è uscito nel 2001 un bel libro di una giornalista Francese di "France 2" intitolato "Un bambino ma non ad ogni costo", dove racconta le sue vicissitudini in questo campo.

Inoltre, è appena uscito un altro libro dello psichiatra francese Benoist Bayle "L'embrione sul lettino. Psicopatologia della riproduzione umana", dove spiega i rischi psichiatrici di queste pratiche.
Ma basta leggere la letteratura scientifica. E’ sorprendente come venga bellamente ignorata. La fecondazione in vitro è a rischio di dare plurigemellarità e prematurità. E questi sono rischi per la salute del bambino che nasce. Altri lavori, poi, pubblicati nel 2002 mostrano come questi rischi esistano anche se viene impiantato un singolo embrione. 

Che dire in conclusione? 

Che esistono dei paradossi. Tanto che all’estero le cose vanno diversamente. In Francia esiste una specie di "Garante per l’Infanzia" eletto dal parlamento: madame Claire Brisset, una famosa giornalista. 
Costei, proprio nell’interesse dei bambini così concepiti ha chiesto la moratoria per la tecnica di fecondazione detta ICSI, quella in cui viene introdotto nell’ovulo tutto lo spermatozoo con un minuscolo ago.

Ci può dire a quali paradossi si riferisce

In primo luogo, il fatto che tutti ricordiamo le proibizioni di mangiare carne bovina per paura di encefalite spongiforme. E quanti sono stati i casi di persone colpite? Tuttavia le autorità sanitarie hanno giustamente adottato dei criteri di precauzione. 

Per quanto riguarda queste pratiche fecondative, noi sappiamo quali sono i rischi sulla salute di chi viene concepito e della donna. E’ giusto correrli? E’ giusto farli correre ai propri figli? O è più giusto un atteggiamento di prudenza?

Inoltre vorrei davvero che si dicesse basta con un atteggiamento antiscientifico, che considera la vita prenatale una vita di serie B. E il paradosso è che invece viene accusata la Chiesa di ritardare il progresso. Semmai la Chiesa ha una atteggiamento di tutela della salute. 
Vorrei ricordare che la fecondazione in vitro fu inventata da un prete: l’abate Lazzaro Spallanzani, 300 anni fa. Univa il seme con l’ovulo di rana “in vitro” e otteneva i girini. Usava lo sperma di cane per fecondare artificialmente la cagnolina. Fu un precursore. Fu uno scienziato. Sapeva cosa si può fare all’animale e cosa invece si può fare all’uomo. 

I NUOVI SCHIAVI 

Esiste un volto della schiavitù tutto milanese, tutto lombardo. Con tentacoli nell'agricoltura meccanizzata del Veneto, nella sanità in Piemonte, perfino dentro la grande industria. Operai messi a lavorare senza stipendio. Padri di famiglia minacciati e picchiati dal capo. Solo che al Nord gli sfruttatori non sono agricoltori in bilico tra la 'ndrangheta e i prezzi bassi della grande distribuzione. i committenti di queste opere macchiate di sangue o di illegalità sono spesso gli enti pubblici (…).
Ovviamente si tratta sempre di lavoratori stranieri, a volte clandestini. Perché sono più ricattabili. Perché se non accettano il contratto capestro perdono la possibilità di rinnovare il permesso di soggiorno. Perché tanto non votano. Perché la caccia all'uomo scatenata a Milano (…) ha spinto un esercito di muratori, operai, colf, badanti a rifugiarsi come cani nei ruderi della periferia. Vivono senza acqua, senza luce, senza riscaldamento. Solo a Milano sarebbero 8 mila le persone costrette a nascondersi perché le condizioni di lavoro non hanno consentito loro di avere o di rinnovare il permesso. Una città invisibile…..                      

La trasformazione in reato della permanenza in Italia senza documenti in regola, (…)  ha ulteriormente peggiorato la vita di migliaia di stranieri. Anche di quelli che hanno il permesso di soggiorno in scadenza e che per rinnovarlo sono costretti ad accettare qualsiasi tipo di contratto. Per incontrarli, bisogna andare nell'ambulatorio dell'associazione Naga dove medici volontari garantiscono l'assistenza non d'urgenza che la sanità pubblica nega agli irregolari. Oppure bisogna camminare ore in periferia. Vivono mimetizzati nei campi. Per loro anche gli appartamenti sovraffollati di via Padova sono un lusso. Eccone quattro dentro una cabina elettrica dismessa. Due in una baracca. Altri in qualche casa abbandonata. Questi sono albanesi e moldavi. Di giorno si spostano nei cantieri. Le donne si ripuliscono le scarpe dal fango e vanno a lavorare come cameriere o baby-sitter per famiglie che non conoscono nulla di loro. La sera ricompaiono qui…..                                                            

In mezzo ai terreni di Ligresti, alcune ditte selezionano e riciclano rifiuti. Operai tutti stranieri. Perfino i cani da guardia che 12 anni fa abbaiavano sempre hanno perso il posto. Sono stati sostituiti da immigrati, qualcuno senza documenti. Un pastore tedesco o un rottweiler lo devi lavare, curare. Devi portargli da mangiare due volte al giorno compresi Natale e Ferragosto. Un immigrato no: anche se guadagna pochi soldi, si procura i pasti da solo. E lo puoi sempre cacciare. La legge punisce l'abbandono dei cani, non degli stranieri. In 12 anni i loro padroni hanno guadagnato. Il risultato si vede all'ingresso: i container e le baracche di lamiera sono stati sostituiti da uffici in muratura con finestre a specchio e telecamere. ( tratto da un articolo di Fabrizio Gatti sull’Espresso)

ANZIANI: PRESENZA INGOMBRANTE O RISERVA D’ESPERIENZA

Nel passato si nutriva grande rispetto per gli anziani. Scriveva in proposito il poeta latino Ovidio: “ Grande era un tempo la riverenza per il capo canuto ”. Secoli prima, il poeta greco Focilide ammoniva: “ Rispetta i capelli bianchi: rendi al vecchio savio quegli omaggi stessi che tributi a tuo padre ”.                                                                                                                      

Ed oggi? Se ci soffermiamo ad analizzare la situazione attuale, constatiamo che presso alcuni popoli la vecchiaia è stimata e valorizzata; presso altri, invece, lo è molto meno a causa di una mentalità che pone al primo posto l'utilità immediata e la produttività dell'uomo. Per via di tale atteggiamento, la cosiddetta terza o quarta età è spesso deprezzata, e gli anziani stessi sono indotti a domandarsi se la loro esistenza sia ancora utile.

Si giunge persino a proporre con crescente insistenza l'eutanasia, come soluzione per le situazioni difficili. Il concetto di eutanasia, purtroppo, è venuto perdendo in questi anni per molte persone quella connotazione di orrore che naturalmente suscita negli animi sensibili al rispetto della vita. Certo, può accadere che, nei casi di malattie gravi con sofferenze insopportabili, le persone provate siano tentate di esasperazione e i loro cari o quanti sono preposti alle loro cure possano sentirsi spinti da una malintesa compassione a ritenere ragionevole la soluzione della “ morte dolce ”.  A tal proposito, occorre ricordare che la legge morale consente di rinunciare al cosiddetto “ accanimento terapeutico ”, e richiede soltanto quelle cure che rientrano nelle normali esigenze dell'assistenza medica. Ma ben altro è l'eutanasia intesa come diretta provocazione della morte! Malgrado le intenzioni e le circostanze, essa resta un atto intrinsecamente cattivo, una violazione della legge divina, un'offesa alla dignità della persona umana.  Urge ricuperare la giusta prospettiva da cui considerare la vita nel suo insieme. E la prospettiva giusta è l'eternità, della quale la vita è preparazione significativa in ogni sua fase. Anche la vecchiaia ha un suo ruolo da svolgere in questo processo di progressiva maturazione dell'essere umano in cammino verso l'eterno.   Da questa maturazione non potrà non trarre giovamento lo stesso gruppo sociale di cui l'anziano è parte.  Gli anziani aiutano a guardare alle vicende terrene con più saggezza, perché le vicissitudini li hanno resi esperti e maturi. Essi sono custodi della memoria collettiva, e perciò interpreti privilegiati di quell'insieme di ideali e di valori comuni che reggono e guidano la convivenza sociale. Escluderli è come rifiutare il passato, in cui affondano le radici del presente, in nome di una modernità senza memoria. Gli anziani, grazie alla loro matura esperienza, sono in grado di proporre ai giovani consigli ed ammaestramenti preziosi. Gli aspetti di fragile umanità, connessi in maniera più visibile con la vecchiaia, diventano in questa luce un richiamo all'interdipendenza ed alla necessaria solidarietà che legano tra loro le generazioni, perché ogni persona è bisognosa dell'altra e si arricchisce dei doni e dei carismi di tutti.  (dalla lettera agli anziani di Giovanni Paolo II)

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Arcidiocesi di Potenza – Muro Lucano - Marsiconuovo

PIA UNIONE A.M.A.S.I.

Associazione Mariana Assistenza Sollievo Infermi

“Beata Madre Teresa di Calcutta”

P O T E N Z A

VERBALE CONCORSO

“Si alla Vita”

 L’anno 2012, il giorno 14 del mese di Giugno, alle ore 19.00, presso la “Sala A. Bertazzoni” della Parrocchia di San Giovanni Bosco, sita in Potenza alla Piazza don Bosco, 11 bis, si è riunita la Commissione di valutazione del Concorso “Si alla Vita”. Essa, come da bando, è composta dai seguenti soci A.M.A.S.I.:

Prof. ALBANO GARRAMONE, personalità rappresentativa del mondo della cultura, nonché presidente della Commissione;

Dott.ssa TERESA PERRONE, personalità rappresentativa del mondo della scuola;

Dott. VINCENZO GARRAMONE, personalità rappresentativa del mondo dell’arte.

Sono presenti, inoltre, PECORARO ROCCO nella  veste di  Presidente dell’A.M.A.S.I, e MIELE ANTONIETTA ,  tesoriera dell’ A.M.A.S.I.

A fronte dell’impegno e dell’entusiasmo dell’Associazione, mirato a stimolare il mondo della scuola, attraverso incontri specifici, proposte e dossier sul tema del valore della vita in tutte le sue fasi, dal concepimento fino alla sua naturale conclusione,

O M I S S I S

I giovani, a loro dire avrebbero sviluppato e discusso ampiamente l’argomento nelle ore di lezione, ma non si sarebbero impegnati nel lavoro di elaborazione, perché poco stimolati dalla tipologia di premio proposta. Una somma di denaro o un oggetto materiale ambito da soggetti giovani sarebbe stato sicuramente più idoneo a tal fine, ma sicuramente meno valido per i fini dell’associazione, che in una società consumista e materialista, intende perseguire una crescita integrale della persona. Se i numeri non ci hanno confortato, indubbiamente,  appare ben diverso il risultato sul piano della qualità dei lavori pervenuti, sia per il contenuto che per la ricchezza elaborativa. Ciò sicuramente ci conforta e ci induce a perseverare su questa strada, sostenuti anche dall’insegnamento di Don Bosco, secondo il quale l’impegno va al di là dei numeri. Le attività si avviano anche solo per una persona, in quanto lo Spirito Santo opera sempre e, fortunatamente non guarda la quantità, ma l’impegno e la perseveranza.  Ci sembra doveroso ringraziare il Signore che ha vegliato su di noi, ma anche gli alunni del Liceo Classico di Lavello e di Potenza, nonché quelli del Liceo delle Scienze Umane di Potenza. Prima di procedere alla visione degli elaborati viene letto dal Presidente dell’ A.M.A.S.I. Pecoraro Rocco, il bando ed il regolamento del concorso.  

O M I S S I S

Si intende automaticamente rilasciata all’organizzazione, al momento dell’invio dell’opera, la liberatoria in merito alla disponibilità del prodotto.  Diamo inizio alla visione degli elaborati pervenuti:  

PRIMO ELABORATO: VANESSA VIGNOLA alunna della I° E del Liceo delle Scienze Umane “E. Gianturco” di Potenza dal titolo “AMATELI”. Semplice e sintetica allusione, all’altezza di uno slogan legato alla pratica abortiva diffusa e, da Vanessa criticata come arma di omicidio e distruzione di sogni e desideri. Un’esortazione a dire “Si alla vita” e ad assumersi le proprie responsabilità.  

SECONDO ELABORATO: ORNELLA GENTILE alunna della II° A del Liceo Classico “Q. Orazio Flacco” di Lavello (PZ) dal titolo “SI ALLA VITA”. Ornella propone una rappresentazione originale, che mette alla luce un frutto, segno di vita dell’altro; e  due innamorati portatori di vita. Una sincera valutazione della speculazione diffusa sul tema della vita, accostata ad una riflessione sull’assenza del tempo, come esistenza da apprezzare e da considerare in tutte le sue forme. Tutto culmina nell’amore, base della vita, che favorisce l’individuazione del filo conduttore del disegno.

TERZO ELABORATO: CHIARA CAPRIOLI E ROBERTA MANCONE  alunne della V° B – Ginnasio -   del Liceo Classico “Q. Orazio Flacco” di Lavello (PZ) dal titolo “VITA IN TE CI CREDO”. Una raccolta di immagini e frasi d’autore accompagnate da una famosa canzone di Amstrong portano ad una riflessione sulla vita nelle varie sfaccettature e punti di vista. Chiara e Roberta hanno fatto un lavoro preciso nella ricerca dei contenuti

QUARTO  ELABORATO: ELEONORA BUCCIANTI alunna della IV° G – Ginnasio -  del Liceo Classico “Q. Orazio Flacco” di Potenza dal titolo “LA VITA E’ BELLA”. Considerazioni coerenti con l’idea di non-violenza e di pacifismo.  Una prospettiva particolare e differente, allontanata da un sogno di vita, per difendere e rispettare la vita. Eleonora è attenta ai dettagli e minuziosa nelle descrizioni delle atrocità per far emergere dal confronto la felicità e la bellezza del dono della vita.

QUINTO  ELABORATO: MARTINA PACE alunna della IV° G – Ginnasio -  del Liceo Classico “Q. Orazio Flacco” di Potenza dal titolo “LA NOSTRA LIBERTA’”.  Il testo è abbastanza ricco di spunti che fanno riflettere chi ne legge il contenuto. Bisogna, però, esporre una nostra perplessità: Martina quattordicenne scrive cose che appartengono ad una storia terribile che non può essere sottolineata così crudelmente da chi ha appreso la crudeltà, cinica e spietata, dall’uomo nazista, avido solo di potere, che esercita in maniera feroce: gli animali uccidono altri animali più deboli per la loro sopravvivenza; l’uomo uccide per il potere che esercita in maniera crudele. Ognuno nella vita sceglie ciò che è buono o ciò che è cattivo, il Buon Dio ci ha dato la libertà della scelta, siamo noi che decidiamo. Un senso di ingiustizia personale che culmina nella definizione di vita come libertà dell’uomo.

SESTO ELABORATO: CLAUDIA CATALANO, VERONICA CARRETTA, FRANCESCA SIGNORE e ROBERTA CARRETTA alunne della IV° B – Ginnasio -  del Liceo Classico “Q. Orazio Flacco” di Lavello (PZ) dal titolo “ W LA VITA’”.  Claudia, Veronica, Francesca e Roberta sono ricorse alla grafica fotografica per commentare il tema trattato. Le foto, molto suggestive, posseggono una loro originalità e sono commentate da un sottofondo musicale adeguato e molto delicato, che fa apprezzare di più le considerazioni scritte, ma soprattutto fanno intendere la loro voglia di vivere, e la gioia di viverla.

SETTIMO  ELABORATO: DALILA ROCCOTELLI alunna della IV° B – Ginnasio -  del Liceo Classico “Q. Orazio Flacco” di Lavello (PZ) dal titolo “IL TRIONFO”. Una storia innovativa, che riporta il desiderio di Dalila di diventare medico, sottolineando l’importanza di un figlio, la bellezza di questo dono. La dottoressa protagonista della storia si fa portatrice della salvezza, del dono della vita ed il rifiuto dell’aborto, pronta subito e con tutta se stessa a salvare un’altra vita. Il modo originale di esprimere la propria posizione a favore della vita e la prontezza a difenderla, rende questo elaborato molto coerente agli ideali del concorso.

OTTAVO  ELABORATO: ANNA SANSONE alunna della IV° G – Ginnasio -  del Liceo Classico “Q. Orazio Flacco” di Potenza dal titolo “VALORE DELLA VITA”. Il lavoro di Anna, arricchito da immagini molto suggestive é, nel complesso, esaustivo. Le foto pur nella loro particolare rappresentazione, alla fine sono un pretesto, per lanciare un messaggio di speranza per l’Umanità e una considerazione sulla consistenza della vita. Attraverso una gigantografia del cuginetto Antonio, colpito da leucemia in età infantile, e prima ancora di questa storia, l’autrice , con passione ed amorevolezza, racconta di Elena, che aveva un sorriso “grande come il Mondo” ed una voglia di vivere smisurata. Ma una mattina venne il suo Angelo Custode, la guardò, le sorrise, la prese tra le sue braccia e la portò via con se dal Buon Dio. Con il suo vissuto l’autrice crea una sua personale valutazione della vita facendosi portavoce lei stessa di vita e di speranza e soprattutto della voglia di vivere che non venga mai meno.

Al termine della visione degli elaborati si è proceduto alla proclamazione del vincitore, e dopo un ampia discussione a giudizio unanime è stato premiato il lavoro di ANNA SANSONE della IV° G  del  Ginnasio -  Liceo Classico “Q. Orazio Flacco” di Potenza dal titolo “VALORE DELLA VITA”.

La scelta non è stata comunque semplice, in quanto tutti gli elaborati pervenuti sono degni di attenzione e sicuramente frutto di un significativo impegno dei ragazzi. Il nostro sentito ringraziamento va ai loro docenti, in particolare ai Proff. Caprioli Filomena del Liceo Classico “Q. Orazio Flacco” di Lavello, Possidente Donata del Liceo Classico “Q. Orazio Flacco” di Potenza e Bellettieri Angela del Liceo delle Scienze Umane “E. Gianturco” di Potenza. La Commissione non è in grado di assegnare il premio previsto per le scuole Medie per la mancanza di elaborati. Su proposta del Presidente dell’ A.M.A.S.I., Pecoraro Rocco,  si decide, quindi,  di assegnare il relativo premio ad Antonio Giordano, il bimbo protagonista di una parte della storia di Anna  Sansone. Vuole essere un segno di vicinanza alla famiglia e una opportunità offerta per vivere una esperienza di fede e di grazia, e nel contempo, mettere le loro sofferenze nelle mani della Santa Vergine di Lourdes. Il suo amore e la sua consolazione accompagneranno sempre il loro cammino.

Il verbale è chiuso alle ore 21. 

Segretario dott. Vincenzo Garramone

Presidente  Prof. Albano Garramone

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